sabato 13 ottobre 2012

MISSIONE 4: IL BINOMIO FANTASTICO


IL RISCATTO DI SIMONE

 Simone era sempre in casa. Non aveva amici. I suoi compagni di scuola lo emarginavano perché non sapeva giocare a basket, in quanto la sua bassa statura non gli consentiva di  segnare ed essere considerato parte integrante del gruppo. Eppure Simone adorava il basket! Si accontentava di passare i pomeriggi in camera davanti al computer. Era capace di guardare per ore intere il blog del più grande giocatore di basket, un mito per lui: Michael Jordan. In particolare, era affascinato da una foto del blog: al centro c’era lui, il gigante, in tutta la sua prestanza, imponenza, monumentalità, forza… Faceva volteggiare una palla rosso vivo, raggiante, veloce.

“Quanto vorrei avere quelle lunghe gambe, quanto vorrei essere capace di destreggiare quella palla, darei tutto solo per poterla avere tra le mani!” pensava tra sé e sé con aria sognante, ma ancora per poco. Era il solito pomeriggio: Simone era come sempre sul blog di Michael Jordan. Improvvisamente si accorse di vedere lo schermo in modo diverso, quasi tridimensionalmente, come se quella palla meravigliosa fuoriuscisse dallo schermo. «Oh mio Dio! Ma cosa sta succedendo? Sto sognando?» esclamò Simone impaurito. «Tranquillo! È tutto vero! Sono la palla di Michel Jordan in persona». «Mio Dio! Mi sto sentendo male! Mamma, papà, c’è nessuno in casa? Aiuto!» gridava ancora Simone.

«Ehi, non era quello che avevi sempre sognato? Sono qui, davanti a te! Sono venuta per aiutarti!».

 «Non posso crederci! La palla di Michael Jordan in camera mia! Tu pensi, parli, riesci a leggere i miei pensieri e i miei desideri!».

«Già! So che i compagni della tua squadra di basket non sono molto gentili con te e che stai passando un periodo difficile. So anche che domani si disputerà la finale del torneo! Per questo ho deciso di raggiungerti e di venire in tuo aiuto. Vuoi davvero stupire i tuoi compagni e dare loro una bella lezione?».

«Sì, ma non so proprio come potresti aiutarmi. Sono basso, non mi passano mai la palla e mi fanno sentire un intruso. Non so se domani mi presenterò in campo, nessuno crede in me. Sto seriamente pensando di abbandonare il basket, non fa per me…».

«Non dirlo neanche per scherzo! Non preoccuparti, fidati di me. Questo è il mio piano: domani mi troverai al centro del campo. L’unica cosa che ti chiedo di fare è seguirmi, accogliermi fra le tue braccia quando verrò verso di te e tirarmi verso il canestro. Non preoccuparti della tua scarsa mira: troverò io il modo di centrare l’obiettivo e di farti segnare. Vedrai, riuscirai a riscattarti!» E la palla scomparve nel nulla.

Simone era rimasto piuttosto scosso dall’incontro inaspettato con la palla di Michael Jordan, non credeva ancora ai suoi occhi! E non credeva neanche alla buona riuscita del suo piano. Andò a dormire pensieroso.

Il giorno della resa dei conti era ormai arrivato e Simone, nonostante le parole della magica palla, era sempre più diffidente riguardo alla promessa che questa gli aveva fatto ed era sempre più convinto di ripetere l’ennesima figuraccia in campo. Mancava poco all’inizio della partita e Simone si diresse, con aria affranta e disillusa, negli spogliatoi. Qui incrociava sguardi di disprezzo, di ostilità nei suoi confronti. Simone avrebbe preferito scomparire nel nulla. Non vedeva l’ora che la partita terminasse. Le due squadre entrarono in campo; tutti i fischi e gli insulti erano rivolti a Simone:

«Nanetto, togliti dai piedi!».

«Puffetto, vai a casa!».

La magica palla di Jordan era al centro del campo. Simone la fissava, ed era come se questa gli trasmettesse grinta e coraggio. La partita cominciò e, sin dai primi secondi, si notava che tra Simone e la palla ci fosse un’intesa straordinaria: la palla, scattante e determinata, non si lasciava afferrare da nessuno che non fosse  Simone, il quale cominciava a fare un canestro dopo l’altro. Fu così che le grida e gli umilianti insulti si trasformarono in urla piene di ammirazione: la standing ovation era tutta per lui! Il ragazzo, ancora incredulo, corse verso la palla, la  strinse a sé e pianse lacrime di commozione. I compagni, che fino a quel momento lo avevano isolato e umiliato, si strinsero attorno a lui: per la prima volta nella sua vita Simone si sentiva un vero campione!

Nessun commento:

Posta un commento