martedì 22 gennaio 2013

MISSIONE EXTRA (07): RACCONTARE UN INCONTRO DEL LABORATORIO


Il Laboratorio di Metodologie del gioco e dell’animazione  si è rivelato un’esperienza davvero singolare,  in quanto mi ha permesso di sperimentare il gioco nelle sue molteplici sfaccettature e, soprattutto, di comprendere la serietà del gioco stesso. Tra le tante attività ludiche che ci hanno coinvolto ve ne sono alcune che mi sono rimaste impresse in modo particolare, dal momento che nutro un particolare interesse per l’arte in tutte le sue forme e manifestazioni: sto parlando dei giochi di Bruno Munari, figura eclettica dello scorso secolo. Non avrei mai pensato che da una semplice rosa di puntini neri potesse venir fuori il volto sereno di una bimba paffuta, riccia e piena di nei (e che, probabilmente, mi somiglia un po’!) o che un anonimo foglio di carta rettangolare potesse dar vita ad un albero tridimensionale! Questa esperienza mi ha fatto riflettere sull’importanza del gioco, della fantasia, della creatività, insite nell’espressione artistica, per il benessere, lo sviluppo e l’apprendimento del bambino. Credo sia fondamentale per un insegnante favorire  la libera espressione della creatività. Si tratta di strumenti privilegiati attraverso i quali il bambino comunica, con naturalezza e spontaneità, il suo vissuto interiore, la sua sfera affettiva, relazionale ed emotiva. I bambini, soprattutto i più piccini, non sono in grado di dare un nome alle proprie emozioni, per questo la libera espressione artistica consente al bambino di intraprendere un viaggio nel suo mondo interiore, di immergersi in una dimensione spazio/temporale  tutta sua nella quale si sente al sicuro, a proprio agio, libero di far emergere emozioni, paure, bisogni, ferite, ma anche gioia e stupore, senza timore, anzi, aumentando la consapevolezza di sé. In questo senso il creare è un’attività estremamente  meditativa. L’interesse che il gioco creativo suscita non consiste tanto nel risultato raggiunto, quanto nel processo artistico in sé, nel percorso che si sceglie di intraprendere per produrre.
Munari, come la Montessori, ci insegnano che non c’è bisogno di imporre ai nostri figli la strada per la creatività: essa è profondamente radicata in ciascuno di noi sin dall’ infanzia. Compito e dovere di ogni genitore/educatore  è semplicemente quello di non sprecarla  e di permettere a quel seme di germogliare nel migliore dei modi, quindi di fornire ai bambini l’incoraggiamento, lo spazio, gli strumenti e aiutarli a sperimentare, cercare e scoprire da soli con autonomia, non dicendo cosa fare, ma come.
Concludo con un pensiero significativo di Bruno Munari:

Conservare lo spirito dell’infanzia
dentro di sé per tutta la vita
vuol dire conservare
la curiosità di conoscere
il piacere di capire
la voglia di comunicare.

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